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Tadao Ando è una vera star. Ha vinto alcuni dei più importanti premi di architettura del mondo, è stato uno dei precursori del minimalismo come sinonimo di bellezza, ha progettato musei dal Giappone all’Italia, alla Francia, è l’architetto più amato da imprenditori della moda come Karl Lagerfeld, Tom Ford e Giorgio Armani, che gli hanno affidato diversi progetti, tra cui abitazioni personali. Insomma, è, letteralmente, un’archistar. Scopri la sua storia e le sue opere più famose.

Biografia e riconoscimenti

Nato a Osaka nel 1941, Tadao Ando ha una formazione artigianale, grazie all’adolescenza passata tra botteghe vetraie e di falegnameria, che gli ha permesso di toccare con mano materiali diversi, che userà poi nelle sue costruzioni. Si forma da autodidatta (non si è mai iscritto all’università) e il primo incarico gli verrà affidato a vent’anni, per la progettazione di un night club.

Viaggia per il Giappone, l’Europa, gli Statti Uniti e l’Africa e, nel 1969, apre il suo studio a Osaka, che diventerà luogo d’incontro e scambio tra giovani architetti.

Tra gli Anni Settanta e Ottanta inizia a progettare le prime abitazioni e i complessi residenziali che lo renderanno famoso nel mondo, insieme agli altrettanto famosi progetti religiosi. Dagli Anni Novanta in poi iniziano le commissioni più prestigiose, come musei, centri culturali e padiglioni, tra i quali, uno degli ultimi è il Museo Aurora a Shangai, nel 2017, un museo privato di 6 piani strutturato come un portagioie.

Tra i premi maggiori ricevuti da Tadao Ando c’è il Gran Premio Giapponese d’Arte, nel 1994, e l’anno successivo il premio Pritzker. È stato professore ospite a Yale, Harvard e alla Columbia University (1987-1990) e ha ricevuto, nel 2002, la Laurea honoris causa in architettura dell’Università La Sapienza di Roma.

Stile

Le sue opere richiamano moltissimo la tradizione giapponese, e hanno un forte legame con la natura e l’ambiente. Le sue architetture, infatti, dialogano sempre con l’esterno e con elementi come la luce, l’acqua, l’aria, che sono parti fondamentali delle sue opere e ne definiscono gli spazi. La sua poetica racconta il mondo interiore tradizionale giapponese, combinandolo con materiali innovativi, come il cemento armato e il vetro.

Le sue forme semplici, rigorose ed essenziali creano edifici statici, come sospesi nel tempo, che sembrano in contemplazione della natura, lontani dalla frenesia della vita moderna: uno stile che ricorda molto quello di Le Corbusier, a cui l’architetto s’ispira.

Opere famose

Della sua prolifica produzione, abbiamo scelto sei opere che ben simboleggiano il suo stile e la sua poetica: tre nel suo Paese, il Giappone, e tre in Italia.

In Giappone

Casa Azuma, Osaka (1976)

Quest’abitazione di 65 metri quadri, dagli spazi spogli ed essenziali, si trova isolata in mezzo a case a schiera di legno, e rappresenta una rivisitazione delle case tradizionali giapponesi, con un chiaro limite tra spazio esterno e interno. Casa Azuma è uno dei primi esempi di quelle che saranno le cifre stilistiche di Ando: l’utilizzo della luce, l’importanza dei muri e degli spazi divisori, il rapporto tra geometrie essenziali e la natura.

Complesso residenziale Rokko I (1978-1983)

Questo insediamento residenziale si trova lungo il fianco del monte Rokko, su un terreno scosceso e con vista sulla baia di Osaka. L’architetto ha continuato ad ampliarlo lungo l’arco di trent’anni, e oggi ricopre completamente il fianco della montagna. Il progetto è strutturato su una griglia quadrata, in cemento armato, che delimita gli spazi di ogni abitazione. La vegetazione ha un ruolo importantissimo: circonda il complesso e lo nasconde all’esterno, e copre, in versione artificiale, anche le terrazze panoramiche.

L’insediamento è studiato per favorire le relazioni umane, su modello di altri complessi abitativi che Tadao Ando ha visitato nei suoi viaggi in Europa.

Chiesa della luce, Osaka (1987-1989)

La Chiesa della luce è una delle sue opere più famose. L’edificio è progettato come una scatola, un parallelepipedo diviso da un muro inclinato di 15 gradi. Quattro pannelli staccati formano una croce da cui passa la luce naturale: non ci sono, al suo interno, altri simboli religiosi.

Le forme minimali, i tagli nelle murature, i materiali e i colori molto semplici (il cemento armato, il bianco e grigio) ne fanno un simbolo del suo personale pensiero religioso.

In Italia

Fabrica Benetton, Treviso (1992)

Fabrica è un centro di ricerca innovativo sulla comunicazione del gruppo tessile Benetton, immerso nel verde della campagna veneta.

Per questo progetto Ando ha dato vita a uno spazio che si fonde in maniera armonica al paesaggio, con i suoi tipici tocchi moderni del cemento armato a vista e del vetro, nel rispetto della struttura esistente, una villa del XVII secolo, con le sue barchesse e una piccola chiesa, collocate su un’area di 51mila metri quadrati. La bellezza di questo progetto è il suo essere in bilico tra reminiscenze palladiane e minimalismo giapponese.

Il Teatro Armani (2001)

Il rapporto tra l’architetto e il grande stilista si è concretizzato in un edificio che trasmette le caratteristiche stilistiche comuni a entrambi: l’essenzialità e la sobrietà.

Nel 2001 viene inaugurato il Teatro, luogo usato soprattutto per le attività della Maison durante la settimana della moda. Forme lineari ed essenziali, cemento a vista, colonne squadrate, pietra grigia, l’importanza della luce e dell’acqua (al suo interno c’è una piscina da 250 metri quadri): anche questo spazio richiama gli elementi tipici delle architetture di Tadao Ando.

Punta della Dogana a Venezia (2009)

Grazie alla ristrutturazione dell’architetto giapponese, l’antico crocevia commerciale della città è diventato uno spazio dedicato all’arte contemporanea.

Dopo aver riqualificato Palazzo Grassi, Tadao Ando è stato incaricato anche del restauro della Dogana da Mar, sempre per volontà del magnate francese François Pinault, che lì ha voluto la sede della sua fondazione e del Centro d’Arte Contemporanea.

Il progetto ha valorizzato l’esistente, in cui le nuove pareti divisorie in cemento sono uno dei pochi elementi innovativi all’interno di una ristrutturazione esterna e interna fedele alla struttura originaria, con la sua forma di nave che veleggia verso il futuro.

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